Nra li sträri e li cunträri (Per le strade e le contrade)
Lo scopo della raccolta Nta li sträri e li cunträri è dichiarato espressamente dall’Autore nella poesia “Ai miei scritti”:
Ma al di là di tutto, nei componimenti di Lo Iacono notiamo il tempo che fugge. Lo riscontriamo nell’utilizzo persistente dei verbi al passato, nel continuo resuscitare di persone e situazioni che hanno costellato la vita dell’Autore, quasi a volerne rendere giustizia dell’ingiusto silenzio, in un confronto di comportamenti generazionali. C’è nostalgia per la tramontata civiltà dei padri, ma principalmente c’è rimpianto per la perdita di una fanciullezza vissuta spensieratamente accanto a chi ha faticato forte per permettere ai figli una vita migliore. E l’Autore si rivolge ai figli di seconda generazione ammonendoli che l’epoca delle vacche grasse non dura sempre e solo la solidarietà e la ricerca continua del bene comune, praticata dai padri, può salvare l’umanità.
La raccolta si compone di due sillogi delle quali la prima è dedicata principalmente al territorio e alla vita quotidiana del passato, al contatto con la natura; la seconda è riservata al sentimento religioso, che in verità aleggia sull’intera raccolta, e che l’Autore ostenta in modo spontaneo e sincero.
Questo lavoro di Benedetto Lo Iacono che verrà presentato il 10 Agosto a San Fratello, viene a far parte della
Collana Apollonia il cui obiettivo, come si legge nell’enunciato della stessa,
è quello di “dare visibilità e importanza” alle cose, anche minime, che fanno
parte del trinomio “lingua, storia e letteratura” delle minoranze e isole
linguistiche, nel nostro caso quella alloglotta di San Fratello.
Lo scopo della raccolta Nta li sträri e li cunträri è dichiarato espressamente dall’Autore nella poesia “Ai miei scritti”:
(…) quänn iea dich
a quoi chi son i miei scritt
ni son ditt e scritt pi bravura,
ma p’arricamper checch tantìan
di quoda chi è la nascia cultura. (…)
a quoi chi son i miei scritt
ni son ditt e scritt pi bravura,
ma p’arricamper checch tantìan
di quoda chi è la nascia cultura. (…)
(…quando io dico / a quelli che sono i miei scritti / non
sono detti e scritti per bravura, / ma per raccogliere parte / di quella che è
la nostra cultura…).
L’Autore si pone quindi lateralmente al discorso poetico in
senso stretto e ci presenta una raccolta copiosa di termini lessicali, legati
all’allevamento del bestiame e all’agricoltura, che finora la parlata
sanfratellana non aveva registrato per iscritto. Detti termini ormai in disuso,
avrebbero subito il destino inesorabile dell’oblio a causa della scomparsa
della civiltà pastorale e contadina, con l’abbandono delle campagne da parte
delle giovani generazioni che, facendo uso dei moderni mezzi tecnologici di
lavoro e di trasporto, hanno cambiato i sistemi lavorativi tradizionali e i
rapporti tra gli individui appartenenti alla stessa categoria lavorativa.
Ma al di là di tutto, nei componimenti di Lo Iacono notiamo il tempo che fugge. Lo riscontriamo nell’utilizzo persistente dei verbi al passato, nel continuo resuscitare di persone e situazioni che hanno costellato la vita dell’Autore, quasi a volerne rendere giustizia dell’ingiusto silenzio, in un confronto di comportamenti generazionali. C’è nostalgia per la tramontata civiltà dei padri, ma principalmente c’è rimpianto per la perdita di una fanciullezza vissuta spensieratamente accanto a chi ha faticato forte per permettere ai figli una vita migliore. E l’Autore si rivolge ai figli di seconda generazione ammonendoli che l’epoca delle vacche grasse non dura sempre e solo la solidarietà e la ricerca continua del bene comune, praticata dai padri, può salvare l’umanità.
La raccolta si compone di due sillogi delle quali la prima è dedicata principalmente al territorio e alla vita quotidiana del passato, al contatto con la natura; la seconda è riservata al sentimento religioso, che in verità aleggia sull’intera raccolta, e che l’Autore ostenta in modo spontaneo e sincero.
Lo Iacono si fa portatore di messaggi positivi,
tra i quali quello di vivere secondo Natura, il rispetto della quale è
condizione necessaria per un vivere sano, ma diventa pure la condizione
affinché il linguaggio di riferimento non vada perduto. E in primis, questo
vuole essere il fine di questo libro.
dalla nota introduttiva di Benedetto Di Pietro
Benedetto Lo Iacono nasce a San Fratello (Messina) il 24
giugno 1940. Fino al 1992 svolge la professione di ferroviere. Da pensionato si
ritira a Sant’Agata di Militello (Me), dove vive attualmente, scoprendo la
passione per la poesia e così a partire dal 2006 si dedica a scrivere liriche
nel dialetto galloitalico per il forte attaccamento alla lingua, alla cultura,
alle tradizioni e alla storia di San Fratello. Partecipa a diversi concorsi
letterari ottenendo vari riconoscimenti. Nel 2007 si classifica al terzo posto
nel concorso “San Frareu, città gallo-italica” edito dal Comune di San
Fratello. Nel 2008 pubblica la raccolta di poesie in dialetto galloitalico La
curnisg dû passea (La cornice del passato), Eurografica s.n.c., Sant’Agata di
Militello (Me).
Commenti
Posta un commento