Il Gallo-Italico è ancora la lingua madre di San Fratello

Un dialetto lombardo nel cuore della Sicilia

A San Fratello o San Frareau, come viene chiamato dagli abitanti del comune in provincia di Messina, la lingua utilizzata da grandi e piccini è il Gallo-Italico, idioma riconosciuto ufficialmente dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità.



Il Gallo-Italico è la lingua ufficiale di San Fratello, piccolo comune in provincia di Messina. Questo idioma affonda le sue radici nel passato, nei dialetti della Gallia e del Nord Italia. Eppure non è proprio un dialetto, ma una lingua ufficiale, forse un po’ antica, ma proprio per questo rappresenta un patrimonio unico e prezioso. Infatti il Sanfratellano è stato riconosciuto ufficialmente dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Il nome del paese nella lingua locale gallo-italica è San Frareau (San Filadelfio), tradotto poi erroneamente in San Fratello, a causa dell'assonanza tra Fraeau (Filadelfio), frea (fratello) e il francese frèrè (fratello).

Il termine “gallo-italico” viene usato per indicare la lingua parlata nelle colonie fondate dai Normanni e dai Longobardi: nei Nebrodi le colonie fondate a San Fratello, Novara di Sicilia e Fondachelli servivano per arginare eventuali attacchi di Arabi dal mare. I discendenti dei Lombardi si stabilirono a San Fratello a seguito di Adelaide di Monferrato che sposò Ruggero I dei Normanni nel 1090.

Sembra che il territorio di San Fratello fosse passato da Ruggero alla moglie quando la Reggia ebbe sede nella vicina Troina. Per generazioni i sanfratellani hanno custodito questa lingua gelosamente, tramandandola sempre alle nuove generazioni senza alcuna contaminazione. Le notevoli somiglianze col francese e con i dialetti parlati nel nord dell'Italia hanno ancora di più dato fondatezza alla storia di questo singolare modo di comunicare.

Per secoli gli abitanti di San Fratello sono stati percepiti come forestieri dagli altri siciliani che li hanno definiti per questo “i francisi”, i francesi. La “parlata” di San Fratello si distingue dunque da tutte le altre parlate siciliane perché costituisce una lingua a parte, e non un dialetto. Durante il convegno del 10 agosto scorso, moderato dal professor Filadelfio Vasi tenutosi presso il Salone del Museo di San Fratello, il tema della lingua Gallo-Italica è stato affrontato in tutti i suoi aspetti, dalle sue origini fino ad oggi grazie all’intervento dei professori Benedetto Di Pietro, Giuseppe Foti e Salvatore Mangione.


Nel corso del convegno sono state lette anche alcune poesie in lingua Gallo-Italica tra cui “in morte di NN”, poesia ritrovata per le strade del paese risalente al 1880, dedicata ad un mafioso di origini sanfratellane e “L’amata”, risalente al 1881, scritta da un prete per esprimere i suoi sentimenti nei confronti di una ragazza del paese.

Una lingua particolare dunque, quella sanfratellana, che racchiude in sé anni di storia e tradizione. San Fratello si può considerare quindi la capitale dei comuni gallo-italici in Sicilia e della presenza normanna, che in questo paese è protagonista ed allo stesso tempo ne è testimonianza l'intera popolazione.

di Serena Lastoria (UNMONDODITALIANI)





Commenti

  1. "Un canto come quello che un poeta di San Fratello scrisse in morte di un mafioso, è impossibile trovarlo nella poesia siciliana. Bisogna arrivare a Ignazio Buttitta, cioè a un poeta dei giorni nostri, per trovare tanto coraggio civile. Il poeta di San Fratello ne aveva già nel secolo scorso: e non si creda che attaccare un mafioso morto comportasse meno rischio che attaccarlo da vivo." (Leonardo Sciascia)

    RispondiElimina

Posta un commento