L’idea è far scivolare la consultazione
popolare al 26 e 27 maggio a causa di alcuni aspetti burocratici.
Anche in Sicilia, per le amministrative,
si potrebbe votare il 26 e il 27 maggio, come in tutta Italia.
«Stiamo
valutando la possibilità – ha dichiarato l’assessore alle Autonomie Locali
Patrizia Valenti, confermando il particolare di non aver partecipato alla
riunione di giunta in cui prevalse l’opinione di anticipare al 21 e 22 aprile
le amministrative siciliane – di tornare all’idea originaria e di votare a
maggio. Quando la giunta ha deciso di anticipare la data – ha spiegato – non
aveva tenuto conto della necessità di approvare il bilancio. Un’approvazione
che potrebbe arrivare proprio nei giorni in cui il presidente aveva fissato le
elezioni, creando un corto circuito dannoso. Stiamo rivalutando la decisione, e
ne sto parlando anche con l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, per vedere se
si possono stimare i tempi per l’approvazione dei documenti finanziari».
Si
potrebbe, infatti, tornare alle urne a fine aprile solo se si riuscisse ad
approvare il bilancio preventivo della Regione entro marzo, perché è più che
ovvio che Sala d’Ercole, qualora fosse in corso un’altra campagna elettorale,
verrebbe disertata. Né più né meno di come accade in questi giorni per cui, a
prescindere dalla posizione dei deputati del Movimento Cinque Stelle non se ne
riesce a portare in aula 46 degli altri 75 in carica per votare il Dpef.
D’altronde, come si ricorda, il governo ha chiesto quattro mesi di tempo, il
massimo consentito dalla legge, per approvare il bilancio, perché parte dei
fondi saranno disponibili solo a conclusione del contenzioso con lo Stato. Ma
se per le politiche si vota il 24 e il 25 febbraio, è difficile che la
settimana successiva ci sia già un governo centrale nel pieno dei poteri, con
ministri in grado di affrontare le tematiche siciliane e di assumere le
relative decisioni. Non solo. Prima di indire nuove elezioni, come ha ricordato
il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, c’è da risolvere anche l’annoso
problema delle province, per cui al momento ce ne sono quattro su nove
commissariate.
«In commissione Affari istituzionali, presente l’assessore agli
enti locali, Patrizia Valenti – ha dichiarato in proposito il capogruppo del
Pdl Francesco Scoma – ci eravamo dati tempo fino alla prima decina di marzo per
esitare una proposta di legge, o governativa o parlamentare, per mettere mano
alle province e, in subordine, si era ipotizzato lo slittamento del voto nelle
amministrazioni provinciali in scadenza a ottobre prossimo. Fissare la data al
21 di aprile non vorrei significasse inficiare del tutto il percorso
legislativo magari per dire poi che il Parlamento non è stato in grado. Ma non
voglio pensare che si arrivi a questo, anzi attendo la prima occasione utile
per la presenza in aula del presidente Crocetta che faccia chiarezza sulla sua
posizione a proposito delle province».
«Riduciamo i parlamentari da 90 a 70 –
ha commentato, a sua volta, l’ex deputato del Pd Davide Faraone – e manteniamo
315 consiglieri provinciali? Una follia in controtendenza rispetto a ciò che
sta accadendo nel resto del paese. Nella passata legislatura, il partito
democratico, votò per l’abolizione delle provincie e per la creazione di liberi
consorzi tra comuni. Chiedo al segretario regionale Giuseppe Lupo, cosa è
cambiato? Chiedo al presidente della regione Rosario Crocetta se non era il
caso, almeno, di procedere ad un profondo processo di riordino e di risparmio».
E una decisione dovrà essere assunta a breve perché, se si votasse il 21 e 22
aprile, entro un paio di settimane dovranno essere indetti i comizi elettorali.
fonte: Gazzetta del Sud
«Stiamo valutando la possibilità – ha dichiarato l’assessore alle Autonomie Locali Patrizia Valenti, confermando il particolare di non aver partecipato alla riunione di giunta in cui prevalse l’opinione di anticipare al 21 e 22 aprile le amministrative siciliane – di tornare all’idea originaria e di votare a maggio. Quando la giunta ha deciso di anticipare la data – ha spiegato – non aveva tenuto conto della necessità di approvare il bilancio. Un’approvazione che potrebbe arrivare proprio nei giorni in cui il presidente aveva fissato le elezioni, creando un corto circuito dannoso. Stiamo rivalutando la decisione, e ne sto parlando anche con l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, per vedere se si possono stimare i tempi per l’approvazione dei documenti finanziari».
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