La scuola di Donatella è una realtà consolidata che non deve e non può restare isolata in un contesto di grandi peculiarità culturali come San Fratello.
di CIRO CARROCCETTO
Uno studio
storico sulla danza, e in particolare sulla sua rappresentabilità in immagini,
dovrebbe prendere le mosse da un tentativo di dare una definizione, sia pure
arbitraria e generica, di cos’è la danza, così da disporre di un parametro di
riferimento che consenta di distinguere le rappresentazioni della danza
all’interno del complesso dei segni con i quali un determinato codice figurativo
rappresenta, più in generale, il movimento.
Una
definizione di base, generalmente accettata, è quella formulata dagli studiosi
di etnocoreologia, ovvero da quegli etnografi che si occupano specificamente di
danza: a differenza delle attività motorie ordinarie, la danza può essere
definita come un «comportamento umano composto da sequenze di movimenti intenzionali,
culturalmente strutturate e ritmicamente scandite, aventi un valore estetico riconosciuto
dal gruppo di appartenenza» (la definizione è di Judith Lynne Hanna).
Il
linguaggio non verbale rappresenta il settantacinque percento della
comunicazione del nostro corpo. La massima espressione di questo mondo
comunicativo lo troviamo nell'arte della danza.
La
costruzione del linguaggio non verbale che si scontra con il mondo virtuale,
dove il corpo scompare ma poi riappare in maniera netta, nella follia
dell'essere perfetti a tutti i costi.
Gli
artisti ci danno l'opportunità di riflettere che la danza può esser vista come
espressione individuale o collettiva, e può essere vista come espressione
spontanea o convenzionale a seconda dei contesti.
Davide danzava
con tutte le forze davanti al Signore è scritto nella Bibbia nel noto passo
della danza di Davide, in occasione del trasferimento dell’arca a
Gerusalemme.
Tale
riferimento richiama alcune antiche danze ebraiche, che erano in cerchio e
rappresentavano il senso più vero della festa. Ancora oggi esse vengono dette
hag, che vuol dire festa.
La
danza in cerchio rappresenta da sempre l'unione con il divino. Il rito del matrimonio
bizantino presenta una triplice danza in cerchio, e del resto in cerchio sono
proposte molte danze propiziatrici popolari che miravano ad rigenerare la
fertilità della terra.
È
affascinante anche l'ipotesi di Luciano da Samosata per cui la danza nasce
dall'amore e prende origine dalla danza degli astri. Dunque
la danza nasce all'insegna del desiderio dell'uomo di relazionarsi al divino
imitando i ritmi impliciti nella natura seguendo il ritmo del proprio stesso
cuore.
Sebbene
sia di antichissime origini una “danza cristiana” per un certo periodo nel
Medioevo, essa venne relegata al di fuori della sfera religiosa. La Chiesa
vedeva infatti in un certo tipo di danza un retaggio del paganesimo. Sopravvisse
quindi un tipo di danza in cerchio: la “Carola”.
La
carola poteva anche essere legata ai costumi medievali del corteggiamento. Si
riteneva infatti che girando attorno alla donna desiderata, l'innamorato
potesse garantirsene il futuro possesso. Si trattava quindi anche in questo
caso di una danza propiziatoria. Esiste anche una carola di tipo religioso,
come attesta la “Carola” angelica proposta in figura, dipinta nel giudizio
universale da Beato Angelico nel XV sec.
Altro
aspetto interessante che può a ben ragione ricadere nell'ambito artistico, sono
alcune danze popolari realizzate nell'ambito di alcune feste religiose. Il loro
fascino risiede nel loro perdurare nei secoli. Sono le danze ritmiche cadenzate
di massa, realizzate nell'ambito delle processioni con la danza delle “Vare” in
Sicilia, oppure le danze con i ceri o all'interno delle chiese, in forma di
giri ritmici lungo la navata.
Leggendo
alcune riflessioni che Donatella ha scritto dopo lo spettacolo 3Dance dello scorso 13 agosto, legate
alla complessità di organizzare nel miglior modo possibile il saggio, sembra
assurdo che ci possano essere a volte ridicole pressioni sull’organizzare o
meno un evento di tal genere.
I
precedenti brevissimi cenni sul valore culturale etico e spettacolare della
danza (lo spettacolo dell’altra sera è stato delizioso per la grazia e la
bravura di tutti i partecipanti), ci
debbono portare a vedere necessariamente oltre la punta del nostro naso, la
scuola di Donatella è una realtà consolidata che non deve e non può restare
isolata in un contesto di grandi peculiarità culturali come San Fratello.
Lanciare tutte
le iniziative che sia sotto l’aspetto sociale che di quello culturale,
dovranno avere notevole impatto non solo
sulla nostra comunità, ma su tutto il comprensorio nebroideo. Le iniziative dovranno
essere volte alla sensibilizzazione di tutto un contesto sociale, sia verso una
serie di problematiche ataviche del nostro territorio che verso la conoscenza
di quelle che sono le nostre peculiarità storico-culturali, delle quali da
sanfratellani, spesso, non ne conosciamo il reale valore e l’enorme portata.
Le
vestigia della civiltà greca lungo la salita del Monte Vecchio sono lì a
testimoniarlo. Ma quella che ha attecchito e della quale abbiamo ancora adesso
fondamentale testimonianza, è quella che ci ha lasciato la storia della
dominazione normanna in Sicilia, dopo la cacciata dei musulmani dall’isola.
La perseveranza
e la passione di Donatella ci dia lo spunto per costruire una società più
consona ai modelli culturali di una civiltà come la nostra, dove non solo
l’espressione del corpo ma tutti i comportamenti delle persone siano regolati
dall’etica e dal senso civico.
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