Il territorio dei Nebrodi è già conosciuto in tutto il mondo, ma c'è ancora molto da valorizzare.
di SERENA GUIDOBALDI
I
Greci la chiamavano "terra dei caprioli", da cui il nome
"nebrodi" (dal greco "nebros", capriolo), gli arabi invece
definivano i Nebrodi "terra dei boschi", la "vallis
nemorum" da cui il nome di Valdemone di una parte dell'area.
Non è dunque
un caso che fauna e vegetazione siano le caratteristiche principali dei
Nebrodi: un territorio di circa 200.000 ettari compresi fra Messina e Catania,
nel nordest della Sicilia fra le Madonie e i Peloritani con i quali costituisce
l'Appennino siculo.
Carezzati dal Maestrale, profumati dalle brezze del
Tirreno, nella loro struttura geologica non uniforme i Nebrodi presentano una
varietà floristica e di vegetazione complessa che dalle faggete e i pascoli
montani dei suoi quasi 2000 m, scende verso il mare passando per querceti e
cerreti fino ad aprirsi sulla macchia mediterranea. Il Parco dei Nebrodi è la
più grande area protetta della Sicilia.
Fa parte dei comuni del Parco anche San Fratello, un
tempo chiamato Apollonia, le cui antichissime origini si fanno risalire alla
storica "Alunzio". Il nome del paese ha origine dai tre Santi
fratelli, Alfio, Cirino e Filadelfio, martirizzati, sotto l'imperatore Valerio
nel 312 d. C., cui sono dedicati la chiesa e il convento del secolo XII.
Qui,
ancora oggi, retaggio del passaggio dei Normanni è il particolare dialetto di
origine gallo-italica, differente dal siciliano, le cui caratteristiche
fonetiche rimandano alle lingue celtiche dell'italiano settentrionale. Noto per
il riti della Settimana Santa, San Fratello lo è ancor di più per i suoi
cavalli.
Introdotti, forse, dagli arabi o dai normanni, se ne contano circa
3500 esemplari che vivono allo stato brado e sono utilizzati per il turismo
equestre e l'escursionismo.
Panorami, escursioni, caprioli, cavalli, lingue antiche:
tutto molto bello, ma prima o poi arriva il momento di fare almeno uno
spuntino, e i Nebrodi anche su questo lato non deludono.
I prodotti tipici del
territorio sono famosi e apprezzati non solo in tutta Italia ma anche nel
mondo, e ben rappresentano la biodiversità locale. Fra mieli pregiati ottenuti
grazie all'eccezionale varietà di piante e alberi, e vini le cui vigne crescono in altitudine, è però il suino nero il re indiscusso della fama
agroalimentare dei Nebrodi.
Maiale di taglia piccola e mantello scuro, molto
simile al cinghiale, vive nei boschi ed è allevato allo stato semibrado in
ampie zone adibite a pascolo. Il Nero dei Nebrodi, presidio Slow Food, dà carni
di alta qualità dalle quali si ottengono il prosciutto crudo, il capocollo e la
Fellata.
Se gli appassionati di arte e architettura stanno già
pensando che questi luoghi che esplodono di natura non facciano per loro,
sbagliano di grosso: dall'antica architettura rurale ai castelli normanni,
passando per i molteplici esempi di architettura religiosa e militare, il
territorio offre uno spaccato di storia affascinante e interessante.
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