Festa del Bambino e Giornata della Famiglia: l’importanza del “ri-crearsi” attraverso l’attività ludica in bambini e adulti
“Quando si gioca, si apre il cuore,
col cuore si vede e si apprendono le cose essenziali della vita” (il Piccolo
Principe).
di Dott.ssa ROSALIA VIENI.
Lo
scorso 29 Agosto si è svolta in Piazza Monumento, a San Fratello, la Festa del
Bambino, fortemente voluta dal sindaco Dott.re Mario Fulia e che ha coinvolto
circa 150 bambini tra i 2 e i 13 anni e 10 animatori volontari.
Il pomeriggio è
stato scandito da balli di gruppo, giochi di squadra, dalla lunga merenda a
base di pop-corn e zucchero filato, dagli infiniti giri sugli scivoli
gonfiabili e dal gioco finale “Mister Why”, di cui la scrivente è stata,
insieme a 10 bambine, vincitrice.
Esattamente una settimana dopo si è svolta la
Giornata della Famiglia con la benedizione speciale alla fine della Messa
presso la Chiesa di Maria SS. Delle Grazie e una splendida serata presso il
Salone della Chiesa Madre. In quella serata insieme ad alcune famiglie con
figli e nipotini, giovani coppie e un folto gruppo di ragazzi abbiamo guardato
dei video e ascoltato l’Arciprete Don Salvatore Di Piazza sul tema “L’Importanza
della donna nella Chiesa e nella società” e dopo un momento di agape, a base di
dolci offerti dai partecipanti, è seguita la visione di un film comico dal
titolo “Il principe abusivo”.
Entrambe le manifestazioni hanno ricevuto
commenti positivi e propositivi e mi hanno ispirato circa la scrittura di
questo articolo. Premetto che il mio non sarà un lungo elenco di ringraziamenti
perché ritengo che chi ha veramente ideato, organizzato ed eseguito i singoli
eventi lo ha fatto con spontaneità e umiltà, senza la pretesa di un nome
scritto o non scritto su una pagina, piuttosto la mia sarà una riflessione
sulla tematica dello stare bene, del “ri-crearsi” attraverso il gioco e la
creatività.
L’attività
ludica può essere indagata a partire da molteplici prospettive, il gioco,
infatti, assume significati estremamente diversi e anche lontani fra sé, la
stessa parola gioco, in italiano e ancor più nel corrispettivo francese jeu,
inglese play e tedesco spiel, coinvolge valenze differenti e descrive attività ed
esperienze ludiche altrettanto diverse.
Il termine gioco è strettamente
connesso al termine ricreativo che è, secondo il Devoto-Oli, tutto ciò che è
“atto a procurare svago, divertimento e conforto”. Giocare è una forma di
attività comune sia agli esseri umani che al mondo animale; gli etologi, e i primatologi
in particolare, hanno osservato e descritto nei primati una notevole varietà di
attività ludiche, con funzione di facilitazione di apprendimento di
comportamenti adulti.
Frequentemente, infatti, il gioco negli animali così come
nel bambino, ha il significato di esercitarsi a ricreare e utilizzare quelle
strategie che risulteranno vitali per la sopravvivenza una volta conseguita
l’indipendenza.
Il giocare è per il bambino, e più in generale per l’essere
umano, una “attività necessaria”, nel senso filosofico del termine. Il gioco
rappresenta infatti una fondamentale attività di conoscenza, poiché, come
scrive Winnicott, psicoanalista inglese, “è nel giocare che l’individuo,
bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera
personalità; è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il Sé”, per
esempio il bambino attraverso il gioco realizza una costante e progressiva
esplorazione di sé e del mondo e una pratica dei ruoli che nel gioco con i pari
è possibile assumere.
L’attività ludica, come detto, permette di creare o
ri-creare la realtà attraverso la mediazione protettiva di un “come-se”, di una
rappresentazione teatralizzata nella quale l’individuo prova a vivere, a fare
esperienza del mondo e ad agire nel mondo.
Inoltre, accanto a questa funzione
conoscitiva, il gioco e lo spazio-tempo nel quale esso è giocato, rappresentano
uno schermo bianco sul quale è possibile drammatizzare e proiettare le proprie fantasie
inconsce, modulando e scaricando l’ansia connessa con queste fantasie.
Il gioco
quindi si interfaccia con le due dimensioni della realtà umana, interna ed
esterna, costituendo un terzo spazio virtuale o “transizionale”, che è lo
spazio dell’illusione, che consente di esplorarle, l’interno e l’esterno, in
sicurezza e di interconnetterle vicendevolmente. Per Piaget, massimo studioso
dello sviluppo psico-fisico del bambino, il gioco consente l’assimilazione
dell’esperienza ai propri schemi mentali circa l’ambiente che lo circonda.
Il
gioco, con le sue regole, i ruoli, diventa indispensabile all’individuo, oltre
che per i suoi compiti biologici, per i legami che crea, per la sua funzione di
elemento essenziale per la nascita della cultura in quanto le funzioni di
rappresentazione simbolica, il ricostruire mentalmente o immaginare o fare
finta per intenderci, si incarnano nelle forme dell’arte, esprimendosi attraverso
gli strumenti della drammaturgia, poesia, teatro, musica, architettura,
scultura, fino a dare forma ai riti, alle sacre rappresentazioni, ai miti.
Nel
gioco e col gioco l’essere umano realizza il fare, il costruire, che si
manifesta in forme specifiche nelle svariate attività umane, coinvolgendo sia
la realtà interiore che la dimensione sociale. Nell’uomo il gioco assume
infinite forme e funzioni: diventa esercizio preparatorio ai diversi compiti esistenziali
(biologici, sociali, relazionali, culturali), serve ad appagare i bisogni
fondamentali del controllo delle cose, del bisogno di dominare, di competere e
misurarsi, di autoaffermarsi attraverso la sfida. Serve anche a concedersi
svago, sollievo in forma di autogratificazione. Buon gioco a tutti!
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