Negli ultimi
anni i geologi sono stati chiari: “Troppi abusi anche sulle coste siciliane”.
di Carmelo Emanuele.
Quando si
parla di dissesto idrogeologico sui Nebrodi non può che venire in mente il
territorio di San Fratello con le sue note frane del 1754, 1922 e 2010. Le tre
frane di San Fratello sono innanzitutto la conseguenza di un territorio geologicamente
giovane.
Quelle del
1754 e 1922 si sono verificate nella zona ovest del paese e in particolar modo
quella del ‘22 colpì oltre la metà dell’abitato. La frana del 2010 invece, ha
colpito i quartieri ad est del promontorio su cui sorge l’abitato. Esiste una
zona sicura a San Fratello? Si domandano i cittadini.
Bisogna
capire cosa vogliamo intendere per zona sicura, poiché se intendiamo una zona
dove non si rischia la vita, allora il territorio di San Fratello dati alla
mano è tra i luoghi più sicuri di sempre.
Ma l’uomo è
abituato a guardare soprattutto al presente, e l’instabilità del terreno ha
causato gravi perdite in termini di patrimonio immobiliare, perciò non possiamo
sorprenderci se molti cittadini spinti dallo sconforto si sono allontanati dal
luogo natio, investendo sulle vicine coste, considerate molto più sicure.
Ma anche il
territorio costiero se maltrattato può nascondere delle insidie: è il caso di
molti quartieri delle vicine S. Agata, Torrenova e Capo d’Orlando che tutto
sembrano fuorché sicuri, come avvisano i geologici nei loro consueti raduni annuali:
“Di questo passo anche gran parte del territorio costiero rischia di essere
soggetto a frequenti alluvioni e smottamenti”.
“Il cemento
sulla costa è stato versato in maniera irragionevole e lo si può notare
osservando tutte le fiumare e i letti dei fiumi più noti, ormai diventate vere
e proprie zone abitate, piccoli villaggi fra abitazioni residenziali, magazzini
e, addirittura, aziende”.
Ad
Acquedolci, costruita subito dopo la frana del 1922 con un piano regolatore
moderno ed ispirato alle garden city inglesi, negli ultimi anni si sono
commessi degli errori di valutazione tipici della nostra politica. Il risultato
è il serio rischio di dissesto delle contrade poste a monte, e in particolare dei
nuovi quartieri ad ovest. In alcune abitazioni della cittadina tirrenica si
segnalano crepe e le stesse strade sono soggette ad un anomalo movimento del
terreno. Molti anziani del luogo, infine, ricordano come l’attuale territorio
del centro abitato fosse attraversato da circa cinque ruscelli di media
grandezza che avevano il compito di far defluire le acque piovane dalla
montagna verso il mare. Non è difficile immaginare che fine abbiano fatto,
basta percorrere la strada che dalla Chiesa Madre porta verso il municipio per
capire che qualcosa è andato storto.
San Fratello
invece dovrà essere monitorato a vita non solo dal punto di vista geologico ma
anche da quello politico-amministrativo, poiché il territorio comunale anche se
non presenta rischi incombenti e i recenti lavori sembrano in gran parte aver consolidato
l’abitato, in virtù del recente passato si dovrà sempre ragionare in termini di
prevenzione più che in altri luoghi.
Dopo quest’ultima frana San Fratello ha la
possibilità di cambiare pagina davvero, ci sono interi quartieri da
ricostruire, e ciò dovrà essere fatto con criterio e raziocinio, senza eccessi
e opere inutili mentre le aree verdi dovranno abbondare. Gli stessi cittadini
sono chiamati a svolgere un compito arduo, da autentiche sentinelle del
territorio che andrà difeso da ogni forma di abuso.
Una sfida importante che la
popolazione residente sembra aver accettato, e penso possa anche vincere con
onestà, coraggio, sacrificio e attaccamento alle proprie radici, tutte qualità
che i cittadini di San Fratello per loro fortuna possiedono.
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