In aumento i casi di tumore. Ma cosa ci sta ammazzando?

In tutta Italia sono in aumento i casi di tumore, non fa eccezione la zona nebroidea.


Uno studio pubblicato in “Current Cancer profiles of the italian regions”, indica una curva destinata ad aumentare, che descrive la quantità di tumori nella popolazione italiana.

RIFIUTI
I medici dell’Istituto Nazionale Tumori Istituto Pascale di Napoli, riportano alcuni dati di uno studio sull’andamento per morte da tumore delle province di Napoli e di Caserta. Da questi dati si vede che l’aumento dei tumori è in netta controtendenza, sia con i dati nazionali che con quelli delle altre province Campane. Nei bambini da 0 a 14 anni sono in forte aumento i tumori, soprattutto cerebrali e in particolare il medulloblastoma.

Quel che preoccupa molto - a parte i tumori laringei e polmonari, del colon e del seno - è il tumore del fegato che, secondo alcuni dati, è aumentato del 300%. In Campania ci sono dei veleni che cooperano con i virus di Epatite B e C: si tratta dei policlorobifenili e polibromobifenili sversati dalla camorra nelle campagne di Acerra, Caivano e Giugliano. 

Antonio Giordano, oncologo e genetista, in collaborazione con la Fondazione Pascale, sta conducendo uno studio sulle sostanze tossiche, l'inquinamento dell’ambiente e lo sviluppo tumorale, soprattutto su metalli pesanti, amianto, benzopirene e cloruro di vinile. Si verrà a stabilire come queste sostanze possano agire sul rischio oncologico delle persone che vivono in tutte quelle zone dove c’è un inquinamento dell’ambiente, o uno sversamento di rifiuti tossici. In pratica, sullo sviluppo dei tumori e di altre malattie.

Il problema ha un nome, diossina. La TCDD in particolare, la famosa diossina di Seveso, è altamente cancerogena e quando si attacca a un essere vivente ha un ciclo di emivita praticamente infinito, ovvero si attacca come un parassita fino a quando non uccide “l’ospite”. 

A livello epidemiologico è di enorme rilievo il Progetto Sentieri (studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento) che ha avuto come scopo nel 2010 quello di valutare il nesso di causalità tra esposizioni ambientali e cause specifiche di morte. I risultati sulle aree maggiormente contaminate dal’inquinamento e dai rifiuti, parlano di ben 9.960 morti nell’arco di sette anni.

La nuova discarica in Contrada Carbone a S. Agata Militello, a pochi chilometri da San Fratello e dal parco dei Nebrodi

CELLULARI, ANTENNE E RIPETITORI
Attualmente la grande diffusione sul mercato di telefoni cellulari e delle moderne telecomunicazioni, “costringe” ognuno di noi ad averne a portata di mano almeno uno (in alcuni casi anche più di uno). Dato questo gran numero di utenti, i ricercatori, e non solo, ritengono estremamente importante indagare, comprendere e monitorare l’eventuale impatto negativo dell’uso del cellulare sulla salute pubblica.

Sono diversi gli studi che esaminando i potenziali rischi a lungo termine a seguito di una esposizione prolungata a radiazioni elettromagnetiche, cercano di stabilire una probabile associazione tra tumori al cervello e l’uso del telefono cellulare. 

L’Agenzia IARC ha discusso a lungo sulla possibilità che le esposizioni a campi elettromagnetici possa indurre effetti a lungo termine sulla salute, in particolare con un aumento del rischio di tumore. Inoltre ha considerato che il numero di utenti è in rapida crescita, soprattutto tra i più giovani e i bambini, in questa direzione si pone l’indicazione della IARC, del 31 maggio 2011, che classifica i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibili cancerogeni per l'uomo.

A sua volta l’OMS consiglia di applicare il principio di precauzione. Questo principio comporta una serie di azioni provvisorie ma precauzionali, in attesa di dati certi e scientificamente comprovati. 

Il 9 maggio 2011 è partito ufficialmente il progetto “Scuole in WiFi”, una iniziativa per consentire ad un numero crescente di istituzioni scolastiche di realizzare reti di connettività senza fili, ma solo dopo 18 giorni una Risoluzione del Consiglio Europeo invitava i Paesi membri a limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici in particolare per i bambini e i giovani maggiormente suscettibili. Inoltre, la Risoluzione del Consiglio Europeo suggerisce di sviluppare campagne di informazione nelle scuole e raccomanda l’uso di reti internet cablate. I genitori rispondono rinunciando alle connessioni domestiche senza fili con la speranza che nelle scuole si faccia lo stesso. Allora perché promuoviamo ancora le reti WiFi nelle scuole italiane?

Il ripetitore telefonico della compagnia Wind sopra il Campo Sportivo e a 150 m dall'abitato di San Fratello

Il ripetitore telefonico della compagnia Tim in pieno centro storico
Secondo una ricerca che arriva dal Brasile l’esposizione alle radiazioni dei “ripetitori” può essere responsabile di oltre 7.000 decessi a causa di tumori? Lo studio ha dimostrato l’esistenza di un collegamento diretto tra i decessi per cancro e le reti mobili cellulari nella zona di Belo Horizonte, la terza città del Brasile.

Da cosa deriva questo collegamento diretto? Oltre l’80% di coloro che sono deceduti a causa di determinati tipi di tumori risiedevano a circa 500 metri da uno delle centinaia di ripetitori di telefonia cellulare che popolano la città. I tumori oggetto della ricerca (prostata, seno, polmoni, reni, fegato) sono quelli associati all’esposizione ai campi elettromagnetici.

Si tratta di una questione molto scottante, e riguarda in primis gli utilizzatori di cellulari, e persino chi non li usa. Coloro che evitano la tecnologia mobile, o che si premurano di indossare gli auricolari per proteggersi dalle radiazioni dannose, sono comunque soggetti alle radiazioni delle Stazioni radio base.

Studi relativi ai ripetitori per reti mobili che hanno esaminato la relazione tra l’esposizione alle radiazioni e i tumori sono state condotti anche nella città di San Francisco, oltre ad Austria, Germania e Israele. Tutti gli studi sono giunti alla medesima conclusione: vivere a una certa prossimità da un ripetitore aumenta il rischio di cancro da 2 a 121 volte, a seconda del tipo di cancro rilevato.

Più vicini si vive a un’antenna, maggiore sarà l’esposizione al campo elettromagnetico. L’Italia stessa ha visto negli anni recenti un proliferare di ripetitori a causa del numero in continua crescita di cellulari e della necessità di maggiore copertura di rete.

Un numero sempre maggiore di organizzazioni e molti altri studi, non fanno altro che avvalorare i risultati dello studio brasiliano. Il pericolo deriva dalla costante attività delle Stazioni: emettono radiazioni da radiofrequenza pulsata. E’ stato provato da migliaia di studi che questa radiazione causa un danno biologico al corpo, che precede la malattia.

Possono infatti, essere annoverate altre conseguenze all’esposizione, oltre al cancro: mutazioni genetiche; disturbi della memoria; ostacoli all’apprendimento; insonnia; sindrome da deficit di attenzione; sbalzi ormonali; disturbi cerebrali; sterilità; demenza; complicazioni cardiache.

Tutti gli studiosi sono concordi nel favorire il consumo di frutta e verdura, a maggior ragione se prodotti biologici a Km "0".

ALIMENTAZIONE 
Nel mese di agosto del 2009 la rivista American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato alcune conclusioni del progetto EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), un grande studio epidemiologico a cui ha contribuito anche AIRC. È la più vasta indagine svolta su una popolazione, per conoscere le relazioni tra dieta e salute. Lo studio ha coinvolto 520.000 persone provenienti da 10 Paesi europei (Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito).

Lo scopo dello studio EPIC è quello di investigare i rapporti tra dieta, fattori ambientali e stili di vita, con l'incidenza di cancro e di altre malattie croniche. In particolare un'analisi recente ha mostrato che non c'è una relazione diretta tra quantità di carne, uova o latticini consumati e rischio di sviluppare un cancro del seno, mentre esiste con altri tipi di tumore, come quello del colon (soprattutto in relazione alla carne). 

Solo la carne lavorata (insaccati, carne in scatola) sembra accrescere il rischio delle donne di ammalarsi di carcinoma mammarioQuel che è certo, dicono gli autori, è che non siamo liberi di mangiare ciò che vogliamo e nella quantità che vogliamo, perché ci sono ricerche che dimostrano i benefici di una dieta ricca di vegetali, oltre ai danni derivati da un consumo eccessivo di proteine di origine animale.

E poiché il cancro è una malattia che dipende da molti fattori, non basta intervenire su un singolo elemento per modificare in modo sostanziale il rischio a livello individuale, ma bisogna agire su tutte le abitudini sbagliate della persona.

Fare attività fisica, non fumare e non eccedere con il consumo di alcolici 

Un aumentato apporto di fibre (tipico di chi si nutre con abbondanti quantità di vegetali) è un fattore protettivo sia nei confronti del cancro del colon sia di quello del seno, come dimostra anche un recentissimo studio condotto dai National Institutes of Health statunitensi. Inoltre si deve favorire il consumo del pesce, in particolare quello azzurro, importante per la prevenzione di alcuni tumori grazie alla presenza degli acidi grassi omega-3.

Gli esperti invitano però a considerare oltre all'alimentazione anche altri elementi, nello specifico bisogna modificare lo stile di vita in generale, cioè si deve promuovere l'esercizio fisico e l'eliminazione di cattive abitudini come il fumo e il consumo di alcolici.

L'ultimo dato, ma non certo il meno importante, riguarda il consumo di prodotti a km "0", ovvero tutti quei cibi che prodotti nel territorio non necessitano di conservanti e altre lavorazioni chimiche. Si è visto come il consumo di questi prodotti ad alto valore biologico-nutrizionale favoriscano in maniera determinante la riduzione delle patologie di tipo cancerogeno-tumorale.

fonti: 
  • AIRC; 
  • OMS; 
  • Anna Roberto, Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità Istituto “Mario Negri”, Milano; 
  • WHO. Electromagnetic fields and public health: mobile phones. Fact sheet n. 193, june 2011; 
  • INTERHONE Study Group. Brain tumour riskhttp://www.partecipasalute.it/cms/imm/g_piccola.gif in relation to mobile telephone use: results of the INTERPHONE international case-control studyhttp://www.partecipasalute.it/cms/imm/g_piccola.gif. Int J Epidemiol 2010;39:675-94.; 
  • Ahlbom A, Feychting M. Mobile telephones and brain tumours. Editorial BMJ 2011;343:d6605 doi:10.1136/bmj.d6605.; 
  • Saracci R. “Possibilmente cancerogene” le onde elettromagnetiche prodotte dai telefoni senza filo. Editoriale Epidemiol Prev 2011; 35 (3-4), Periodo: maggio-agosto, pagine: 171-172.; 
  • Lagorio S, Vecchia P. Lo studio Interphone è indipendente? Epidemiol Prev 2011;35 (1 EPdiMezzo), Periodo: gennaio, pagine: 2-2.; 
  • Frei P, Poulsen AH, Johansen C, Olsen JH, Steding-Jessen M, Schuz J. Use of mobile phones and risk of brain tumours: update of Danish cohort studyhttp://www.partecipasalute.it/cms/imm/g_piccola.gif. BMJ 2011;343:d6387 doi:10.1136/bmj.d6387. 
  • International Agency for Research on Cancer. Press release n. 208
  • Redazione E&P. WiFi nelle scuole italiane. Il principio di precauzione va preso sul serio? Epidemiol Prev 2011; 35 (3-4), Periodo: maggio-agosto, pagine: 173-173.
  • Partecipasalute.it
  • Contropiano.org


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