Anche l'ultimo pezzo della grande Chiesa di San Nicolò rischia di scomparire.
di Salvatore Mangione.
San
Fratello - Fra le
eccellenze della San Fratello odierna, merita una particolare evidenza il
famoso mosaico raffigurante il Cristo Risorto, che si erge fra i resti del
dissesto idrogeologico che ha colpito l’intera montagna occidentale del
territorio e che adesso è a rischio di crollo.
”Non vorremmo", affermano molti
cultori e studiosi, "che col senno di poi, un simile capolavoro riconosciuto e
stimato anche dal mondo scientifico”, per la negligenza e l’impreparazione di
alcuni addetti, passi all’oblio o crolli” o “faccia dire: peccato che non si è
provveduto in tempo”.
Sono ancora visibili ed ammirati i capolavori del 1200 ordinati dai
mosaicisti amici dei Normanni, in località divenute mete di turismo e non si
trova una via d’uscita per salvare questo capolavoro di otto metri per sei che
si staglia a metà dell’abitato a futura memoria del grande edificio religioso
dedicato a San Nicolò di Bari e chiamato chiesa Nuova per distinguerlo da
quella vecchia che addirittura era stato elevato a Basilica Lateranense.
Tante vicende
storiche si sono registrate attorno a
questi luoghi sacri e molti misteri ancora sono da scoprire. Ad esempio sotto la
vecchia Basilica insiste ancora la chiesa dei Diecimila Martiri del settino
secolo prima della venuta dei Normanni e quindi bizantina.
Ma torniamo al
Mosaico, autonomamente qualche ben pensante locale ha predisposto un progetto
di recupero e di ricostruzione della chiesa, a tre navate, con sotterranei per un
museo di arte sacra, previsione di spesa dieci milioni di euro.
Evidentemente si
tratta di una cifra enorme in un centro dove ancora insistono oltre mille
sfollati, con cinquecento abitazioni da ristrutturare e molte da risarcire. Ed
allora, quando i fedeli ed i turisti che si accaniscono per un turismo ”lugubre”
di oggi, potranno ammirare un domani una delle espressioni più alte
dell’intelligenza e della volontà dei fedeli che guidati dai sacerdoti, Don
Luigi Vasi prima e don Vito Ragusa dopo, hanno riedificato, trasferito e messo in
funzione un enorme patrimonio sacro e religioso, oggi disseminato in diversi
punti della cittadina ed a serio rischio specialmente le opere pittoriche di
enormi dimensioni, come i quadri e le opere lignee barocche e gli antichi
testi.
Si tratta delle espressioni più alte della sicilianità legata alla
cultura religiosa, frutto talvolta anche delle lotte di appartenenza arabi
convertiti contro normanni latinizzati. Ci sono voluti oltre cinque anni di
lavori ed offerte per oltre duecentomilioni di lire per abellire quella che era
una delle più graziose chiese della diocesi pattese e nonostante l’impegno
costante della popolazione, un cambio generazionale della gestione comune, ancora
dobbiamo registrare deficenze, poca attenzione e scarso rendimento per quello
che tutti auspicano e nessuno riesce ad ottenere.
Appena si accenna a qualche
intervento a favore del luogo sacro, spuntano problemi legati ad una “eventuale
faglia” nel sottosuolo, che per le opere pubbliche non incide ma solo per la
chiesa si mette di traverso!
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