Dai Nebrodi fino in Russia e Brasile. La produzione
comprende insaccati come salame, capocollo, prosciutto, lardo, pancetta,
salsicce. Tra le delizie del territorio le costolette di maialino alla griglia
o la porchetta cotta nel forno a legna.
Di Rita Vecchio.
Il suino nero dei Nebrodi in giro per il mondo. Parola della
Coldiretti. «Consumo in crescita e richieste sempre maggiori. Non solo in
Sicilia. Brasile, Russia e Inghilterra i mercati più appetibili, ma richieste
anche nel resto dell'Europa».
A dirlo è Antonio Manasseri, delegato Giovani
Impresa della Coldiretti di Messina, collaboratore della Cooperativa
Agrozootecnica Roccaforte di San Fratello (Messina) che «come scelta aziendale
alleva esclusivamente il suino nero dei Nebrodi per autoctonia, per qualità
eccelsa delle carni, per maggior rusticità dell'allevamento in plein-air».
D'altronde, il suino nero sfrutta appieno il potenziale alimentare del
sottobosco, delle radure e fasce perimetrali vivendo nella stragrande
maggioranza allo stato completamente libero, soprattutto in mezzo ai boschi
delle zone montuose con punte altimetriche dai 400 metri ai 1847 metri del
Monte Soro. «Il bosco svolge funzione di protezione degli animali nei confronti
delle avversità climatiche. L'alimentazione è formata principalmente da radici,
bacche, piante erbacee, e da ghiande».
Ne derivano salame, capocollo, prosciutto, lardo, pancetta,
salsicce, porchetta decisamente gustosi e unici. Secondo i dati Anas
(associazione nazionale allevatori suini), nel territorio siciliano risultano
iscritti al libro genealogico circa 3600 soggetti, di cui 750 scrofe,
distribuiti in 45 allevamenti. «La produzione degli insaccati ha assunto nel
tempo una pregevole tipicità nella zona dei monti Nebrodi mantenuta grazie alla
professionalità acquisita dalle famiglie contadine e dai macellai nella
preparazione e nelle fasi di stagionatura influenzata dal microclima dei
versanti che favoriscono la coesistenza delle correnti marine temperate e delle
correnti fredde provenienti dall'alta montagna».
A confermarlo anche Achille Ribolla, direttore della
Coldiretti di Messina. «Siamo molto soddisfatti dei risultati. Tendenza al
rialzo nell'ottica della biodiversità di cui la provincia di Messina è
all'apice. Prossimo passo sarà rafforzare il Consorzio e legittimarlo,
rendendolo operativo a tutto giro, dalla promozione alla diffusione, puntando
al binomio Suino Nero-Campagna Amica e FAI (Filiera Agricola Italiana)».
In tal
senso, indispensabile risulta essere l'associazionismo, spesso «malvisto dalla
cultura siciliana. E invece è il motore di tutto», dice Pippo Borrello,
presidente del Consorzio del Suino Nero dei Nebrodi che ha sede a Galati
Mamertino. «Bisogna sapere investire e fare squadra seguendo il disciplinare».
Quello che conta è sempre la qualità. «Il maialino nero ha delle
caratteristiche speciali. Colore più scuro e il grasso che non contiene
colesterolo. I nutrizionisti lo consigliano in molte diete mediterranee», dice
Giuseppe Oriti che con la moglie gestisce l'Azienda Agricola Agrituristica «Il
vecchio carro» di Caronia.
«La nostra è una passione che si tramanda da tre
generazioni. E qui il menu è tutto esclusivamente a base di suino nero. La
nostra specialità è la porchetta cotta nel forno a legna. La carne è
tenerissima perché è di lattonzoli (non superiori ai 70 giorni di vita)».
Sapore delicato, quindi, e carne morbidissima, poco grassa, condita poi con
finocchietto selvatico, rosmarino, sale marino tipici del territorio, per
conferire al prodotto l'autenticità dovuta. «Il sapore del suino nero è
particolare perché mangia ghiande e foraggi naturali allevati allo stato brado.
I siciliani? Impazziscono per le costolette di maialino nero alla griglia e
salsiccia arrostita».
Fonte: Giornale di Sicilia
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