Ricostituire l’Associazione Sportiva ha voluto significare credere ancora nel futuro di questo paese e il calcio ne è sicuramente un esempio evidente.
di Ciro Carroccetto.
“Nino non aver paura di sbagliare
un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio dall’altruismo e dalla fantasia”. Il “poeta”
De Gregori così immagina il giocatore
del gioco del pallone. Come se avesse visto le partite della nostra squadra, l’ASD San Fratello, e che l’entusiasmo
di questi ragazzi lo avessero ispirato.
Lo spirito che anima questi giovani
talenti, e i principi che De Gregori,
utilizzando la metafora del calcio, considera fondamentali nella vita come
nello sport, sembra, convergano. Questo è il frutto non solo di un’ottima
organizzazione di gioco, (grande il mister Carmelo
Emanuele) e di una buona condizione fisica, ma di un riscatto della nostra
città che questi ragazzi incarnano.
Ricostituire l’Associazione Sportiva ha
voluto significare credere ancora nel futuro di questo paese e il calcio ne è
sicuramente un esempio evidente. Il 14
febbraio 2010 e i mesi successivi sono stati drammatici per i
sanfratellani, una sconfitta amara e dolorosa che ci stava infliggendo il “fato”,
come anche la natura e le sue “regole”.
Per chi ama il calcio, è stato come se
tutti i nostri idoli calcistici avessero fallito il rigore decisivo, come Roberto Baggio nella finale mondiale di
U.S.A. 94, contro il Brasile. Ricostituire una squadra
dignitosa e vincente è stato come il rigore decisivo segnato da Fabio Grosso nel mondiale vinto in Germania nel 2006.
Tutti ci siamo
sentiti italiani, ora tutti orgogliosamente sanfratellani, uniti nello sport
che oggi per noi ha il sinonimo di riscatto. La squadra è riuscita ad accedere
ai play off per cercare la promozione nella categoria superiore, ma questo, se ha un grande significato sportivo, ne deve
avere un’ancora più importante, che alla fine tutti siano orgogliosi di quello
che hanno realizzato.
A fine partita ci siano scambi di maglie e strette di
mano e che durante non ci sia la paura di sbagliare un calcio di rigore, ma che
il coraggio e la fantasia guidino lo spirito di questi ragazzi e loro stessi
siano un esempio di come la rinascita di una comunità debba passare sì dal bel gioco,
ma soprattutto dall’altruismo, dal rispetto per se stessi e per quello degli
altri, qualunque sia la maglia che indossino. Se partiamo da questo, un mondo
migliore è possibile.
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