In occasione dei festeggiamenti della Madonna del Carmelo la
processione è tornata ai piedi del mosaico anche per invocare l’ennesimo
appello alla rinascita del quartiere.
di Carmelo Emanuele.
È stato commovente rivedere la statua della Madonna del
Carmelo tornare in quella piazza che è stata la sede dell’ultima Chiesa di San
Nicolò. In mezzo ad una cornice non certo confortante la processione si è
soffermata a pregare con un pensiero a questa terra così dannatamente
martoriata dalla natura, e alcune volte anche dagli uomini.
La situazione nel quartiere continua ad essere difficile per
i residenti: quasi tutto lo Stazzone è al buio, con strade fatiscenti, buche,
polvere e ostacoli da superare per raggiungere le abitazioni. I cittadini esasperati dopo oltre cinque anni continuano a
segnalarci una situazione insostenibile, con disagi continui a cui devono far fronte.
L’unica nota
positiva per il quartiere è stata la riapertura dell’edificio scolastico in via
Apollonia, ma per il resto ci sono casi di risarcimenti ancora da percepire; il
futuro del quartiere che rimane incerto, visto che non ci sono certezze sulla
ricostruzione della Chiesa di San Nicolò, come poco si conosce sulla
riqualificazione di interi isolati, fra cui spiccano le aree dove sorgevano i
due plessi delle scuole elementari e per l’appunto la piazza San Nicolò. Poi ci
sono le incognite sugli edifici pubblici, la struttura in via Venezia, le case
popolari, il centro sociale. Da un giorno all’altro rimbalzano voci che
vorrebbero la demolizione da una parte e il recupero dall’altra.
Dal comune segnalano che c’è un progetto per realizzare una
riqualificazione all’insegna del verde pubblico che dovrebbe partire dalla
Pescheria fino a raggiungere il Centro Sociale. Non sarebbe la panacea di tutti
i mali, ma senza ombra di dubbio un progetto del genere segnerebbe una nuova strada
da seguire per il futuro, ciò che in pratica da sempre sostengono geologi,
professionisti e studiosi con il bene placido di Legambiente, una piantumazione
intelligente che aiuterebbe anche a consolidare il territorio.
Bisogna vedere cosa ne pensano i proprietari dei terreni e tutte
le famiglie che hanno in passato chiesto all’amministrazione il taglio degli
alberi poiché danneggiavano le loro abitazioni. L’ultimo caso il taglio degli
alberi in via Saverio Latteri. Vanno contrastate anche le opere abusive che ben
presto diventano legali, quindi niente pollai e depositi agricoli nei luoghi
dove sono state abbattute le abitazioni, ma verde pubblico. Principalmente per
evitare lo scempio che si trova nell’area della frana del 1922.
Sul tema del verde pubblico bisognerebbe comunque chiarirsi
le idee, visto che intendiamo ostinatamente chiamare verde pubblico quello
posto nel quartiere Montenuovo, dedicato ai giudici Falcone e Borsellino.
Le aree delle due scuole dovrebbero essere sede di strutture
ludiche-sportive da destinare ai giovani, poiché dal dopoguerra quelle piazze
che le mattine rappresentavano il centro dell’istruzione di San Fratello, tutti
i pomeriggi erano terra di conquista dei giovani sanfratellani per i loro
giochi all’aperto. Un verde parco con pista ciclabile e un palazzetto dello
sport sarebbero quindi due progetti molto azzeccati, seppur di difficile
realizzazione.
Per quanto riguarda la Chiesa di San Nicolò, viste le difficoltà per la ricostruzione, c’è un’idea
interessante per recuperare il vecchio salone parrocchiale e destinarlo al
culto. Ma i cittadini chiedono sopratutto a gran voce di salvare il Mosaico del Cristo
Risorto, che non avrà un valore storico ma di sicuro per la comunità ha un
valore affettivo e simbolico inestimabile. Buttarlo giù significherebbe umiliare
una volta di più, l’intera comunità Sanfratellana, ed in particolare coloro che
si rispecchiano nel culto vicino a San Nicolò.
Anche se oggi non esiste più il dualismo "mariani-nicolini" che
tanto ha fatto parlare nei secoli, oggi la comunità sanfratellana si stringe unita
intorno ad un progetto di speranza. Per tutti la piazza deve diventare il nuovo simbolo della rinascita. Alberi, piante e fiori, statue (magari realizzate
dagli artisti locali), con al centro dei giardini un viale che dai gradini in
testa alla piazza porti dritto ai piedi del mosaico. Con la realizzazione di un
progetto del genere il termine “riqualificare” sembrerebbe pure riduttivo,
perché l’investimento punterebbe a far tornare grandioso e stupefacente un
centro che fino al 1922 non aveva nulla da invidiare ai borghi più belli d’Italia.
Auspichiamo quindi una pronta risposta sul campo ai numerosi disagi dei
cittadini, per sciogliere anche i tanti dubbi che residenti e turisti si
portano dietro da ormai cinque anni a questa parte.
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