A sei anni dal dissesto idrogeologico ora San Fratello ha voglia di riscatto

ATTUALITA'
Tanti sono i lavori eseguiti, trentuno i pozzi realizzati.

Salvatore Mangione. 
Oggi ricorre il sesto anniversario del dissesto idrogeologico che ha inflitto un duro colpo alla cittadinanza dei Nebrodi. Era il 14 febbraio 2010, quando alle 11.45, il sindaco del tempo, Salvatore Sidoti Pinto, ha lanciato l'allarme, prima al Prefetto di Messina e poi a tutte le autorità competenti e alla popolazione.

La più grande frana della Sicilia, oltre 100 ettari, si è abbattuta in pochi minuti, senza lasciare scampo all'intera fascia interessata. Oltre mille sfollati, diverse abitazioni distrutte o lesionate, strade spaccate, vie interrotte. In molti, nonostante tutto hanno gridato al miracolo, nessun morto, nessun ferito, tanti danni, scuole da abbattere, chiesa da demolire, opere pubbliche andate distrutte, tanti sfollati e tanta solidarietà dalle comunità della zona.

Mezzo paese interdetto al traffico e al passaggio, scuole chiuse, un centro assistenza alla popolazione nel palazzo comunale, affidato ad articolisti e a qualche dipendente che senza sosta ha dato il massimo per venire incontro alla gente sconvolta. Le forze dell'ordine e la Protezione Civile intervenuti sul posto hanno messo tutto sotto controllo, mentre si moltiplicavano le richieste di aiuto. Dopo sei lunghi anni, tanti sono i lavori eseguiti, trentuno i pozzi realizzati.




























Acque da tutte le parti, torrenti, feritoie. Tante parati, palificazioni, tre anni di scuole nei container, altrettanti di strade a senso unico alternato, tubazioni, zone con acquedotti e fognature a nuovo. Ma ancora purtroppo è tanto l'amaro in bocca, specialmente per coloro che da tre lunghi anni non percepiscono autonoma sistemazione e vivono lontani dal paese o in abitazioni di fortuna, tutti gli abitanti delle case popolari ancora sfollati e senza una certezza di aiuti.

Delusi tutti i proprietari di abitazioni lesionate in attesa di contributi per i lavori previsti dalle leggi di protezione civile. Ancora strade senza asfalto, quartieri al buio. Ancora si nota però tanta voglia di riscatto, di fiducia per un futuro che potrebbe rinnovare la comunità. 

fonte: gazzetta del sud

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