Il Porto dei Nebrodi senza pace, spiccati 9 avvisi di garanzia

CRONACA
La Procura di Patti ha spiccato 9 avvisi di garanzia a carico di imprenditori, titolari di imprese e funzionari comunali in merito alla gara pubblica per l’appalto svoltasi il 15 novembre 2010. Le accuse contestate sono: false dichiarazioni, turbativa d’asta, abuso d’ufficio.

Giuseppe Lazzaro.
Nuova mazzata per le sorti, già precarie, del Porto dei Nebrodi di S.Agata Militello che, solo in teoria, doveva essere già stato completato a seguito del finanziamento di 48 milioni di euro che, sulla scorta del lavoro precedente con sindaco l’avvocato Aldo Fresina, venne annunciato, nella primavera 2009, dall’allora sindaco ed oggi senatore Bruno Mancuso. Come noto tutto si è impantanato dopo la gara pubblica per l’appalto svoltasi il 15 novembre 2010. 

Vincitrice fu l’impresa catanese “Si.Gen.Co.” che poi, nel 2012, cedette il ramo d’azienda alla “Cogip”, attuale titolare del contratto. E da allora, tra ricorsi, sentenze e carta bollata, non c’è stata pace. Adesso si abbatte una vera e propria scure proprio per la suddetta gara pubblica di metà novembre del 2010 in quanto la Procura di Patti ha spiccato nove avvisi di garanzia che coinvolgono cinque tra imprenditori e rappresentanti legali di imprese che parteciparono all’appalto integrato nonché funzionari comunali.

GLI AVVISI DI GARANZIA, ELENCO
Si tratta di: Carmelo Piazza (impresa “Si.Gen.Co.”); Giuseppe Franco (impresa “Franco Giuseppe”); Danilo La Piana (impresa “Tecnis”); Giuseppe Costanzo (impresa “Cogip”) e Orazio Bosco Lo Giudice (“Ing. Pavesi&C.). Avviso di garanzia anche per quattro funzionari del Comune di Sant’Agata Militello. Tre erano componenti della commissione di gara: l’ex segretario comunale (oggi al comune di Tortorici) Giuseppe Ricca (tra l’altro ex sindaco di San Fratello); Salvatore Monteleone e Rosalia Fontana, funzionari dell’Ufficio Tecnico e l’ex dirigente, ingegnere Giuseppe Contiguglia, Rup (Responsabile unico del procedimento) dell’opera e imputato per l’operazione “Camelot”. 

Le accuse sono: false dichiarazioni, a carico degli imprenditori coinvolti, sulla sussistenza o meno delle condizioni di controllo previste dal Codice civile ed altre relazioni tra le loro ditte e altre imprese partecipanti allo stesso appalto; turbativa d’asta, contestata in concorso agli imprenditori ed ai tre componenti della commissione, cui è ascritta anche l’ipotesi di abuso d’ufficio. Una ipotesi di falso è contestata invece all’ingegnere Contiguglia.

Fonte: glpress.it

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