CRONACA
Le coordina la Dda. Rafforzata la scorta di Antoci.
Sono proseguite per tutta la notte le indagini della Polizia
di Stato sull’agguato avvenuto ieri notte, sulla Strada Statale 289 che collega
Cesarò a San Fratello, al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci e
alla sua scorta. Agenti della Squadra Mobile hanno eseguito altri rilievi sulla
scena del delitto e sentito le persone presenti sulla scena della sparatoria.
Sono stati numerosi i colpi di arma da fuoco, esplosi con un fucile caricato a
pallettoni, contro l’auto blindata sulla quale viaggiavano Antoci e la sua
scorta. Nelle indagini sono coinvolti anche altri reparti di alta specializzazione
della Polizia di Stato. Sul luogo dell’agguato sono state trovate di sangue e
nel bosco attraversato dalla Strada Statale che collega Cesarò e San Fratello,
gli investigatori hanno ritrovato due bottiglie molotov.
Sono in corso alcuni
degli accertamenti da parte della polizia. Si cercano impronte digitali e
tracce biologiche lasciate dagli assalitori nel bosco, prima di fuggire a
piedi, protetti dalla folta natura e dal buio. Le indagini sono seguite dalla
Squadra Mobile di Messina e coordinate dal Procuratore di Messina Guido Lo
Forte e dai sostituti procuratori della Dda di Messina Vito Di Giorgio, Angelo
Cavallo e Fabrizio Monaco.
“Quello che emerge è che la mafia sta rialzando la testa, la terza mafia della
provincia di Messina, quella dei Nebrodi, una delle organizzazioni criminale
tra le più antiche e pericolose” commenta il Procuratore di Messina Guido Lo
Forte parlando dell’agguato ad Antoci. “Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di
Gotto e di Messina sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni
antimafia, i “Batanesi” ed i “Tortoriciani” stanno cercando di recuperare
terreno e spazi”.
LA RICOSTRUZIONE
Un agguato in piena regola su una strada di montagna tra i
boschi dei Nebrodi, dove un gruppo di fuoco (tre o quattro persone), intorno all’1
di notte, ha esploso colpi d’arma da fuoco contro l’auto sulla quale viaggiava
il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, già da tempo protetto
dalla scorta dopo le intimidazioni subite da quando è alla guida dell’ente che
gestisce l’area naturalistica del messinese e si batte, attraverso protocolli
di legalità, per sottrarre alla mafia aree utilizzate abusivamente per il
pascolo.
Gli attentatori hanno sparato contro l’auto blindata che percorreva la
strada da Cesarò a San Fratello e che è stata costretta ad una brusca frenata a
causa di massi posizionati sulla carreggiata. Il presidente è stato protetto da
un uomo della scorta che con il proprio corpo gli ha fatto da scudo mentre
dietro la blindata si trovava un’altra auto con a bordo il dirigente del
commissariato di polizia di Sant’Agata Militello, il vicequestore aggiunto
Daniele Manganaro, che ha risposto al fuoco mettendo in fuga i banditi.
Erano
anche state pronte delle bottiglie incendiarie, come hanno confermato il
ministro dell’Interno Angelino Alfano e il governatore siciliano Rosario
Crocetta. Gli investigatori hanno poi trovato tracce di sangue che
apparterrebbe a uno dei componenti del commando di fuoco rimasto ferito durante
la sparatoria. Chi ha organizzato l’agguato ha chiuso la strada provinciale con
alcuni massi prima che sopraggiungesse la Lancia Thema blindata.
L’obiettivo
degli attentatori sembra fosse quello di far scendere dall’auto Antoci e poi
sparare contro la vittima. Antoci proveniva da Cesarò dove aveva partecipato ad
un’iniziativa del sindaco Salvatore Calì che doveva presentare il progetto di
rivalutazione di un vecchio albergo che si trova nel parco. Dopo la cena Antoci
è salito sull’auto blindata diretto verso casa a S.Stefano di Camastra e,
casualmente, il vicequestore aggiunto Manganaro lo seguiva con la propria auto:
per questo è stato coinvolto nella sparatoria. “Il mio grazie va alla polizia
per avermi salvato la vita. Sono preoccupato ma sereno” ha detto Antoci,
accompagnato per precauzione al presidio di guardia medica di San Fratello e
subito dimesso.
Nel conflitto a fuoco nessuno è rimasto ferito. Al termine di
un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato in via
straordinaria ieri mattina è stato deciso il rafforzamento della scorta. Appresa la notizia, il governatore Crocetta si è recato a casa di Antoci per
manifestargli la sua solidarietà e puntare il dito contro la mafia dei pascoli.
Il presidente della regione ha reso nota una lettera di minacce che risale al
dicembre 2014, intestata al presidente del Parco dei Nebrodi:”Finirai scannato
tu e Crocetta”, è scritto nella missiva spedita da Catania, come dimostra il
bollo postale. “Voglio continuare ad andare avanti non mi fermeranno. E’ stata
un’esperienza bruttissima e un momento molto delicato per tutti, sia per me che
per i ragazzi della scorta che ringrazio così come tutta la polizia e il
questore che si sono messi subito a disposizione.
Se non fosse stato per loro
sarei morto”, ha detto Antoci dopo essere stato interrogato dai magistrati.
“Questa esperienza traumatica mi ha dato la conferma che quello che abbiamo
toccato sono interessi enormi. Cosa Nostra si finanziava con i fondi europei,
dopo che li abbiamo messi in difficoltà, ha reagito. Siamo certi che questo
attentato viene dalle persone alle quali abbiamo fatto perdere un affare
milionario”.
Il presidente del Parco dei Nebrodi ha ricostruto poi i momenti
drammatici dell’agguato:”Ho visto quelle pietre a terra che hanno frenato la
nostra auto, poi è scoppiato il caos. Ma la mafia non è la più forte. Penso di
sapere a chi ho dato fastidio ma proseguirò, non ho timore. Insieme con le
forze dell’ordine e la magistratura penso che ce la possiamo fare”. Crocetta
invece ha invocato “l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e
perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei
Vespri. Con l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro, lo Stato deve
reagire in modo adeguato”.
Il governatore sabato mattina sarà a Cesarò, dove si
terrà un consiglio comunale aperto e poi nel pomeriggio a Tortorici per un
comizio in piazza. Con lui anche il parlamentare del Pd Giuseppe Lumia. “Faremo
nomi e cognomi dei clan mafiosi dei Nebrodi. Ci sono veterinari del sistema
regionale compiacenti con i mafiosi dediti alla macellazione clandestina. Lo
dico con certezza, senza temere denuncia. C’è una inchiesta aperta dalla
magistratura e la mafia lo sa. Senza un’adeguata reazione da parte dello Stato
passerebbe il messaggio di un via libera alla nuova stagione stragista”. Per
Crocetta “non basta rafforzare la scorta ad Antoci e ai sindaci più esposti
nell’area dei Nebrodi perché quello che è accaduto è un atto di guerra di
altissimo livello, che non si registrava più da anni in Sicilia”.
“Mi sento in pericolo, sovra esposto: temo che il prossimo obiettivo sarò io”.
E’ molto provato il sindaco di Troina, Sebastiano Venezia (Pd), che è sotto
scorta dal dicembre del 2012, dallo stesso giorno di quella affidata al
presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Il sindaco del Comune
dell’ennese è stato sentito dalla Squadra Mobile di Messina su delega della
Dda. “Da anni cerchiamo di levare le terre del demanio pubblico, a Troina
parliamo di 4.000 ettari, dalle mani delle famiglie mafiose dei Nebrodi –
aggiunge Venezia – ma non ci aspettavamo una reazione del genere. Occorre una
reazione forte dello Stato. Io sono preoccupato e amareggiato, non mi aspettavo
a 34 anni di non potere uscire di casa se non scortato. Sono provato”.
fonte: glpress.it
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