“Aiutatemi, non ce la faccio più”, l’incredibile storia del clochard Cirino

CRONACA
L’accorato appello di aiuto di Cirino Caiola clochard, che da 5 anni vive in un alloggio di fortuna ricavato all’interno dell’antico castello Cupane. “Aiutatemi, non ce la faccio più”.

Francesca Alascia.
Solo al mondo, non ha alcuna forma di sostentamento, se non proveniente da lavoretti saltuari come bracciante agricolo e dalle elargizioni di alcuni benefattori. La sua storia ha destato commozione nell’intero comprensorio nebroideo, poiché le condizioni in cui versa rasentano i limiti del decoro e della dignità umana. 

Un esile uomo di 62 anni, provato nel volto e nel fisico che da anni si rifugia in un rudere, senza bagno, senza acqua, senza luce, se non quella fioca del lampione esterno. Non ha più un lavoro fisso nel bosco di San Fratello, da allora è precipitato nel baratro della disperazione, ha perso tutto e si è adattato a vivere da “ultimo”, superando stenti e privazioni indicibili. Ha sempre cercato di reagire, ha costruito anche una specie di focolaio con delle tegole per cuocere qualche pietanza, ma giorno dopo giorno le forze l’hanno abbandonato, compromettendo il suo stato di salute.

Per un mese circa grazie all’intervento dell’amministrazione comunale ha soggiornato nella casa di cura santagatese di contrada Gaglio, poi è dovuto andare via perché non in grado di pagare la retta mensile, così è tornato nel suo triste mondo, costretto ad espletare i suoi bisogni fisiologi tra le sterpaglie ed a lavarsi a mare. Grazie ad un amico è stato ricoverato nella struttura “Oasi” di Troina, che poi ha dovuto lasciare. A Sant’Agata potrebbe recarsi per lavarsi e mangiare dignitosamente, ma è possibile ogni tanto poiché non essendo automunito non riesce a raggiungere la destinazione distante circa 10 chilometri. 

Per fortuna è ben voluto dalla gente del luogo, da cui ogni tanto specie in inverno riceve pasti caldi con cui ristorarsi e poi è aiutato da due “angeli custodi”, così come li chiama lui i santagatesi Giuseppe Musarra e Calogero Geraci, che cercano in ogni modo di provvedere alle sue piccole necessità, come l’acquisto dei farmaci di cui ha bisogno, del cibo e tanto altro. Ieri era felice perché la signora Lia Magistro gli aveva portato un piatto di riso da mangiare. Con un filo di voce e tra le lacrime Cirino invoca aiuto, un appello disperato, composto e commovente affinché qualcuno gli tenda una mano e risolva la grave situazione di emergenza in cui orami si trova da troppo tempo.

fonte: 98zero.com

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