POLITICA
Cosa si aspetta a redigere il documento urbanistico? Solo
così si potrà pensare a una città certamente più sicura. Basta con interventi
per risolvere solo le tante emergenze, adesso è il tempo di ricominciare.
Salvatore Mangione.
Ormai i tempi sono maturi per dotare il centro montano di un
“Piano regolatore generale”, alla luce di tutti i nuovi ordinamenti giuridici e
dei fenomeni registrati negli ultimi anni in paese.
Se è vero che la popolazione va aiutata ed incentivata, si
rende ormai utile ed indispensabile che a livello tecnico e strumentale vengano
poste in essere tutte le condizioni per ottenere fruibile l’attività
quotidiana, bruscamente interrotta dal dissesto idrogeologico del febbraio
2010.
Secondo i tecnici del luogo e gli imprenditori ornai è
imprescindibile che le autorità competenti si diano una mossa per garantire un
futuro alle nuove generazioni e per dare certezza sulla stabilità del
territorio. È giunta l’ora di effettuare uno studio organico, critico e scientifico
e non solamente cronachistico, quantomeno delle principali attività urbane e
delle aree edificabili, delle strutture necessarie, di una chiesa in grado di
soddisfare le esigenze della popolazione e di tutti i servizi annessi. In
molti, attenti osservatori ed estimatori del territorio, ritengono che
occorrono i necessari aggiustamenti a quelle previsioni e stime che derivano, principalmente
da simulazioni desunte su base solo analitica. L’ultimo studio, serio,
particolareggiato e comprensivo anche della zona boschiva, risale agli anni
Novanta del secolo scorso mentre il “Piano triennale delle opere pubbliche” è
sempre più ingigantito sulla carta, senza che si sia proceduto ad alcun
finanziamento serio.
Tutte le simulazioni, che per quanto accurate, alla luce
dell’attuale situazione non potranno mai pienamente rappresentare la realtà. I tecnici
definiscono “back analysis” proprio quella sorta di analisi a ritroso che,
partendo dall’osservazione e dallo studio degli effetti reali, cerca di
risalire alle cause e di pervenire, di conseguenza, agli eventuali, opportuni
correttivi. Certo diventa difficile oggi, senza la presenza dei tecnici della
Protezione Civile, che ha lasciato gli uffici, adottare qualsiasi
provvedimento. Ma ormai bisogna rassegnarsi alla triste realtà, rimboccarsi le
maniche, senza ostentare facili soluzioni poiché senza “Piano regolatore”, e
senza l’ausilio dei tecnici competenti, non ci sono soluzioni al problema. I
fenomeni naturali sono una moltitudine e, con il passare degli anni, si stanno aggravando
sempre di più le difficoltà per gli abitanti, illusi da presunti lavori e da
mancati impegni che rappresentano un distacco fra potere reale e futuro.
Occorre sempre tenere conto del cosiddetto tempo di ritorno che in natura
esiste e si manifesta quando si frappongono ritardi ingiustificati e non si
risolvono le fasi acute dei fenomeni naturali.
fonte: gazzetta del sud
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