CULTURA
Da sempre Di Pietro riflette su questo intreccio biografia-società-natura, e lo fa anche nella nuova silloge.
Emanuele Dolcini.
Due nuovi testi per Benedetto Di Pietro, poeta, scrittore e
critico melegnanese: si tratta della raccolta di liriche in italiano, Risoluzioni
involutive (edita da Prometheus) e di Parole Sanfratellane nel web (per
la melegnanese Montedit) in collaborazione con altri autori. Le nuove uscite,
datate fine 2016, proseguono filoni nei quali l’autore conta una lunga
esperienza: da un lato la poesia in lingua, dall’altro la ricerca sul dialetto
di San Fratello in provincia di Messina, paese d’origine.
Risoluzioni involutive raggruppa una trentina di nuove
composizioni nelle sezioni Sotto i portici del liceo e Progressioni
cogitative. L’andamento della raccolta è assai ampio a livello tematico, con
alcuni snodi in primo piano: quello biografico, con le annesse dimensioni del
Tempo e della dialettica passato-presente, quello sociale e quello
naturalistico-paesaggistico rimandante alla terra d’origine, la Sicilia meno
“da cartolina. Di Pietro è infatti nato nel 1942, un anno prima che gli Alleati
travolgessero l’infelice «bagnasciuga» mussoliniano, in una zona dei monti
Nebrodi dove si parla un dialetto dell’Italia settentrionale, per effetto di
remote e oscure migrazioni medievali. Insomma una Sicilia vista dagli stessi autoctoni
come non del tutto tale.
Da sempre Di Pietro riflette su questo intreccio (che è poi
quello di tutti) biografia-società-natura, e lo fa anche nella nuova silloge.
Il tema del Tempo nessuno lo può risolvere davvero - si ricordi Sant’Agostino,
che si affannava a capirlo - e anche qui protende il suo mistero. «Non ho
intitolato casualmente la raccolta Risoluzioni involutive - spiega
l’autore melegnanese - perchè in fondo tutti noi procediamo così nel cammino
della vita: “risolvendoci” a porre in atto qualcosa che però ci riannoda al
passato, all’“involuzione”. È il movimento del mare, e infatti il mare è in
copertina».
Ci sono belle meditazioni sul mistero temporale in queste
pagine. Le grandi scelte di cui non ci si accorge, per esempio: «Io piango gli
anni giovani/lasciati nello Stretto/in una traversata anonima / del mare di
settembre». L’essere superati lasciandosi superare (Nonni): «Non cambiano
i nonni/ delegati a trasmettere/ storia e conoscenza/ cambiano i nipoti/ figli
del Duemila». Il tema naturalistico è quello della Sicilia fatta di sublimità
di paesaggio e violenta contradditorietà delle vicende umane. Guerre,
migrazioni, convivenze. «Mare che m’hai dato/ ritmi di quiete/ e colori
incontenibili/ nelle parole amiche» (Mare), ma anche: « L’isola che tra le
sponde/ conosce la diversità di lingue/ e di costumi/ non conosce differenze/
nel dolore delle diaspore» (Pianto ricorrente).
Di Pietro nota che la ruvida sovrapposizione di genti, nei lidi siculi, sta già
diventando un’altra volta Storia: è quella degli africani, i disperati dei
barconi, «gente che fugge/ che muore di fame e di guerra».
L’ispirazione sociale presenta infine alcune tappe nel
Novecento (Ferry Boat, Le “Corèe” di Milano), in cui l’autore punta il
cannocchiale sulla modernizzazione dell’Italia fra luci e ombre; e una serie di
riflessioni sul “mondo di oggi” potremmo dire, come l’ironica Ipnosi, in cui le
parole dei politici e le loro soluzioni «uguali come i conigli nel cilindro
dell’illusionista» vengono paragonate al «suono monodico di un’oboe».
Fonte: ilcittadino.it
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