ATTUALITA'
Mancano i servizi e persino l'allaccio alla rete elettrica.
Salvatore Mangione.
L'area archeologica e la testimonianza eccezionale normanna continuano a
rimanere ignorate, senza alcun intervento risolutivo. E' un gran problema
quello che si è lasciato alle spalle l'anno trascorso, nonostante i buoni
propositi, le visite guidate ed i sopralluoghi istituzionali sollecitati.
La
mancanza di una corretta manutenzione lascia alle intemperie tutta la vasta
area che dagli anni Novanta, dopo gli scavi e i numerosi saggi, presenta solo
una enorme massa di materiali e di strutture addirittura di due o tre fasi
storiche sovrapposte. Dopo la scoperta delle monete di Apollonia e alcuni
manufatti tipici delle colonie greche, a parte una piccola rappresentanza
sistemata in un abitacolo ricavato al primo piano del vecchio Palazzo
dell'Aquila, nella piazza centrale del paese, in pochi metri quadrati, nulla
mette in risalto la grande potenzialità del sito del Monte Vecchio.
Sono tanti,
purtroppo i problemi pratici e la fragilità delle testimonianze, che se non
affrontate con serietà, rimarranno vittime dell'incuria. In questa terra di
mosaici, ne sono stati scoperti alcuni addirittura all'interno dei pozzi di
conservazione dei generi di prima necessità, oltre che nel granaio collettivo,
tanti visitatori vanno e vengono, e si chiedono il perché dell'abbandono e come
mai il santuario sia spoglio delle opere d'arte.
A partire dalla prima
impressione delle tre nicchie sul portale principale, dove le statue
raffiguranti i santi patroni Alfio, Filadelfio e Cirino, cui è dedicato il
santuario, sono conservate nella chiesa del convento. Basterebbe una semplice
copia, anche in materiale semplice. Gli altari disadorni. Le celle vuote. Senza
servizi e senza allaccio all'energia elettrica. Più abbandonato di così il
grande monumento che resiste da circa mille anni. I visitatori e i devoti
passano attorno alla struttura e alzano gli occhi verso lo stesso cielo, dove i
conquistatori e i devoti nei secoli hanno pregato i martiri lentinesi e la
vergine Tecla, di cui esiste la famosa catacomba.
fonte: gazzetta del sud
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