Salvatore Mangione.
Si è rinnovato come consuetudine, il pellegrinaggio alla grotta di San
Benedetto il Moro. A Palermo l'occasione di domenica scorsa, ha rappresentato
anche un'occasione per un incontro fra devoti e per rinnovare la gratitudine al
santo cui sono particolarmente devoti i sanfratellani, i palermitani, gli
abitanti di Acquedolci e Caronia.
Sono questi i luoghi dove dal 1524 al 1589, il figlio di schiavi
affrancato, svolse la sua attività. Nato nel centro montano, all'età di 24 anni
decise di seguire le orme di fra Girolamo Lanza e trascorrere alcuni anni nella
contrada Santa Mamma-Marascotto nel territorio di Caronia. Successivamente
giunse a San Fratello il figlio di genitori etiopi, legati ai portoghesi che
praticavano la tratta dei negri.
Durante il periodo in cui la Sicilia era un vicereame della Spagna,
Cristoforo e Diana, genitori del giovane che scelse di fare il monaco laico fra
i frati minori di Sicilia, abitavano a San Fratello. Domenica alle prime luci dell'alba, dopo un'abbondante scarica di fuochi
d'artificio, i fedeli si sono recati alla grotta del Monte Grifone, per
assistere alle celebrazioni preparate dai monaci di Santa Maria di Gesù. Anche
le autorità locali hanno partecipato, con stendardi e fasce tricolori.
Tanti i devoti per constatare la grande penitenza cui si sottoponevano
per mettere in pratica il vangelo. Molti si raccomandavano alle sue preghiere,
che non solo venivano esaudite, ma spesso erano accompagnate da veri e propri
miracoli, così si racconta nella sua vita serafica.
Fonte: Gazzetta del Sud
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