Sara La Rosa.
E’ ufficiale: con l’approvazione della Camera dei Deputati,
avvenuta ieri, del testo definitivo del Codice Antimafia diventa legge il
“Protocollo Antoci”, di fatto già operativo in Sicilia a partire dal 18 marzo
del 2015. Il percorso del nuovo Codice, che contiene significative modifiche
rispetto alla precedente versione, introduce nuove disposizioni con particolare
riguardo alle concessioni di terreni agricoli prevedendo l’obbligatorietà per
“l’informazione antimafia da richiedere nelle ipotesi di concessione di terreni
agricoli demaniali che ricadono nell’ambito dei regimi di sostegno previsti
dalla politica agricola comune, a prescindere dal loro valore complessivo,
nonché su tutti i terreni agricoli a qualunque titolo acquisiti, che
usufruiscono dei fondi europei”: si tratta della traduzione in legge della
pratica adottata dal presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, così
dice il relatore Davide Mattiello nella recente seduta del 25 settembre alla
Camera, citando il “Protocollo Antoci” come uno dei tre cardini fondanti il
nuovo Codice Antimafia.
Quanta strada percorsa in questi due anni, strada in salita,
anche con tentativi di delegittimazione, hanno fatto di tutto per fermare
Antoci e per evitare che si arrivasse a quanto accaduto ieri in Parlamento.
Adesso il “Protocollo Antoci” oltrepassa lo Stretto e, attraversando lo
stivale, ridarà dignità ad altre regioni dove probabilmente anche le
infiltrazioni delle mafie sui fondi europei sono presenti. Ricordiamo che il
Protocollo di Legalità stava per essere adottato anche in Calabria e poi arrivò
l’attentato al presidente Antoci la notte del 18 maggio 2016 lungo la Strada
Statale 289 Cesarò-San Fratello. Di quella legge regionale ad oggi nulla si sa.
Ma adesso ecco quella nazionale che dovrà essere adottata in tutto il Paese.
“Tutto questo allevia sofferenze e cicatrici – dichiara
Antoci -, con questo risultato si consegna alla storia della lotta alla
mafia della Sicilia un esempio di attività seria e che ha contribuito in modo
inequivocabile a produrre una parte importante di una delle più significative
legislazioni antimafia del Paese”. Il danno economico per le famiglie
mafiose siciliane e adesso anche per quelle delle altre regioni, o delle stesse
presenti in altri territori fuori dalla Sicilia, sarà molto rilevante.
Ricordiamo, infatti, che le agromafie, l’affare sui terreni e i fondi europei
ad essi connessi, valgono decine di miliardi di euro a livello nazionale e
nella programmazione precedente, solo per la Sicilia, si parla di circa 5
miliardi di euro.
“Il mio grazie ai sindaci – continua Antoci – che
hanno firmato il Protocollo di legalità, facendo sì che dal territorio dei
Nebrodi, luogo stupendo e pieno di gente onesta e perbene, partisse con
orgoglio un esempio di buone pratiche; un ringraziamento ancora va al
presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, che ha allargato, con
coraggio e determinazione, il Protocollo a tutti gli Enti Regionali; voglio
infine ringraziare tutti i Prefetti della Sicilia che hanno sottoscritto ed
applicato il documento”. Ricordiamo che, dopo l’attentato che ha colpito
il presidente Antoci e la sua scorta, il Protocollo di Legalità, ideato dal
presidente del Parco dei Nebrodi, è stato adottato da tutti i Prefetti
siciliani.
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